CHIRURGIA PLASTICA PEDIATRICA
Ho avuto la fortuna di realizzare il sogno della mia vita: essere un medico specialista in chirurgia plastica, e ho scelto fin dall’inizio di dedicare una parte del mio tempo a missioni mediche umanitarie, nell’ambito delle quali mi dedico a trattare soprattutto bambini, nati con un problema malformativo congenito o colpiti da un evento traumatico. Mi sono perfezionato all’estero in diversi campi della chirurgia ricostruttiva: Chirurgia della Mano, Traumatologia e Chirurgia Ricostruttiva delle estremità (Lima, Perú); Microchirurgia vascolare (Huston, U.S.A.); Chirurgia Craniofacciale e Chirurgia Plastica Pediatrica, Labiopalatoschisi ( Norfolk, U.S.A).
Ho sviluppato una grande esperienza sul piano della tecnica chirurgica nel trattamento delle malformazioni congenite – labiopalatoschisi, mano congenita, microtia, sequele cicatriziali da ustioni di III*, e altre. Ho messo a punto tecniche operatorie avanzate, che hanno dato grandi risultati.
Ma nell’operare con i bambini è altrettanto fondamentale la competenza umana. Come chirurgo ho all’attivo oltre 90 missioni umanitarie dedicate ai bambini, nelle quali ogni volta rinnovo l’impegno di sostenere ogni bambino con la sua famiglia nell’affrontare l’iter chirurgico, prima, durante e dopo l’intervento fino al completo recupero o guarigione: è una esperienza umana profonda, e delicata.
Per questo nella mia attività di chirurgia plastica pediatrica con l’équipe dedico molta attenzione a che il bambino e la sua famiglia siano accolti in una atmosfera familiare e rassicurante, che ricevano con delicatezza e in maniera comprensibile tutta l’informazione di cui hanno bisogno, ciascuno al suo modo, circa ciò che succederà; che si sentano protetti e costantemente sostenuti sul piano concreto come sul piano emotivo e affettivo.
Labiopalatoschisi
E’ una condizione comunemente nota come “labbro leporino” che si manifesta con una interruzione del labbro superiore, della gengiva e del palato, in grado variabile.
Quando la schisi interessa solo il palato si parlerà di palatoschisi, mentre se coinvolge oltre al palato anche il labbro ed il naso e la gengiva si avrà una labio-palato schisi.
In due terzi dei casi si tratta di schisi monolaterali destre o sinistre ed in un terzo circa si tratta di schisi labiali bilaterali. L’incidenza in Italia è di circa 1 ogni 800 neonat.
Se la schisi è completa con diastasi dei segmenti mascellari superiore a 7/8 mm la sequenza degli interventi è :
– un primo intervento di lip-adhesion (aderenza labiale) intorno alle 6 settimane di vita.
– cheiloplastica intorno ai 3 mesi di età, riparando al contempo oltre alla schisi labiale anche la gengiva ed il naso
– palatoplastica intorno ai 6 mesi di età per riparare la schisi del palato ed eventualmente fare un piccolo ritocco alla schisi nasale in caso di bisogno.
– periostioplastica secondaria intorno ai 5 anni e mezzo se necessario per incrementare la produzione di osso a livello della pregressa schisi alveolare.
In alcuni casi sarà necessario completare la formazione di osso a livello della schisi alveolare al fine di avere una eruzione del canino con una buona base di osso; in tali casi si realizzerà un innesto osseo intorno ai 10 anni di età.
Macrostomia
È lo sviluppo eccessivo dell’apertura della bocca che si può presentare in forma monolaterale o bilaterale. La macrostomia può essere semplice, ossia interessare unicamente l’apertura anomala di uno od entrambi i lati della bocca (commissura buccale); oppure può essere una schisi (che non si sa cosa è) completa laterale del viso, (schisi 7) associata ad una microsomia emifacciale che comporta deformità della mandibola e dell’orecchio – il quale può presentare diversi gradi di deficit di formazione dell’orecchio (microtia), sempre dal lato della macrostomia.
La correzione è chirurgica implica la riparazione del muscolo orbicolare della bocca e dei tessuti molli della guancia.
Microtia e altre deformità congenite dell’orecchio
La microtia è una malformazione congenita che interessa l’orecchio, che ha un deficit nella formazione dell’orecchio fino a giungere nei casi estremi all’anotia (mancanza del padiglione auricolare) e può associarsi alla ipotrofia del canale uditivo o addirittura alla sua mancanza. Nel 10% dei casi è bilaterale.
La microtia può associarsi a ipotrofia mandibolare del lato della microtia stessa con una eventuale microsomia emifacciale, cui si associa un deficit di sviluppo della mandibola.
La correzione chirurgica prevede una ricostruzione del padiglione auricolare con cartilagine costale, e si può pensare di affrontare questo percorso a partire dai 6 anni di età.
Una valida alternativa alla cartilagine costale è l’utilizzo di una protesi in polipropilene poroso o in silicone. E’ possibile utilizzare una protesi di orecchio esterno costituito da uno stampo in silicone dell’orecchio normale; le protesi possono essere fissate alla esta o da un adesivo o da una clip o magnete, impiantati nel cuoi capelluto attraverso una procedura chirurgica.

Polidattilia del piede e della mano
E’ una malformazione congenita caratterizzata dalla presenza di dita in sovrannumero.
Vi sono diversi gradi di manifestazione, da una semplice bifidità all’estremo distale della falange del dito interessato, alla completa duplicazione del dito interessato.
Il trattamento è chirurgico e prevede la rimozione del dito sovrannumerario accessorio salvaguardando il dito principale, e comunque si dovrà anche considerare quale dito è utile e funzionale nell’utilizzo della funzione di pinza della mano. In caso di dita bifide si procederà, solo se risulta utile e conveniente da un punto di vista funzionale, al rimodellamento del dito.
E’ consigliabile realizzare il procedimento chirurgico nel primo anno di vita.
Sindattilia del piede e della mano:
Si tratta di una malformazione congenita caratterizzata dalla fusione di due o più dita delle mani o meno frequentemente dei piedi.
La sindattilia può interessare unicamente la fusione dei tessuti molli, o può interessare, in grado variabile, anche la fusione dei tessuti ossei e dei tendini.
Spesso è dovuta ad una eredità genetica familiare, a volte può associarsi a sindromi che hanno una caratteristica genetica dovuta a nuova mutazione o a carattere ereditario, come nella sindrome di Appert.
Il trattamento è sempre chirurgico: quando sono coinvolti soltanto i tessuti molli, si realizzeranno solo lembi locali, senza la necessità di innesti cutanei; in altri casi si dovrà combinare la realizzazione di lembi locali a innesti autologhi di cute a spessore totale. Si tratta di un tipo di procedimento che è bene realizzare precocemente a partire dal primo anno di vita.
Emangiomi
Sono neoplasie benigne dell’endotelio capillare (in pratica della struttura / o della rete dei capillari) che compaiono poche settimane dopo la nascita; dopo una fase di intensa proliferazione nei primi mesi ed in alcuni casi subiscono una involuzione graduale che dura alcuni anni (cosidetti angiomi a fragola).
Possono interessare qualsiasi regione del corpo, ma si presentano con molta più frequenza nel distretto cranio-facciale, particolarmente delicata la localizzazione alle labbra, al naso e alle palpebre.
Il trattamento prevede una terapia medica a basi di propranololo ed eventualmente asportazione chirurgica che trova l’indicazione negli angiomi più voluminosi che hanno una base di impianto piccola e comunque in quelli che si può prevedere l’estensione dgli esiti della cicatrice.
Inoltre bisognerà anche prendere in considerazione nel caso di un intervento chirurgico riparativo che tipo di cicatrice risulterà dalll’asportazione dell’emangioma in modo tale che non sia superiore all’esito fibro-adiposo una volta che si sia conclusa l’involuzione dell’emangioma.
La indicazione assoluta nel trattamento chirurgico degli emangiomi del distretto cervico-facciale sarà assoluta quando gli angiomi sono localizzati a livello del cuoio capelluto o del collo, mentre andrà valutata con attenzione in caso di localizzazione sulle labbra, naso e palpebre.
Naevi (nei) congeniti
I nevi maggiormente a rischio in età pediatrica sono sicuramente quelli congeniti, in particolare quelli giganti, con 20 cm o più di diametro; comunque anche quelli di medie o di piccole dimensioni vanno controllati periodicamente. Altri nevi a rischio sono quelli “atipici”, che presentano caratteristiche di irregolarità di forma e di colore
Quando rivolgersi dallo specialista: REGOLA DELL’ABCDE
A: Asimmetria
B: Bordi irregolari
C: Colore disomogeneo
D: Dimensioni > di 8mm
E: Evoluzione ulteriore di qualunque delle caratteristiche sopramenzionate (ABCD)
Il trattamento chirurgico opportuno prevede che i nevi congeniti giganti vengano asportati entro il primo anno di vita. Gli altri nevi congeniti vanno monitorati e nel caso si manifestino caratteristiche a rischio verranno asportati; altrimenti si potrà procedere quando il bambino raggiungerà la pubertà e sarà più grande e presumibilmente più capace di collaborare. In ogni caso sarà importante intervenire prima della maggiore età, considerando il rischio di trasformazione che possono avere nel tempo.
Ipospadia
E’ lo sviluppo anomalo degli organi genitali maschili esterni durante la vita embrionaria. La patogenesi è dovuta ad un deficit di produzione di testosterone durante la fase embrionaria.
Si manifesta con una certa variabilità delle seguenti caratteristiche distintive:
- Meato uretrale esterno (M.U.E.) ristretto in posizione anomala (posteriore variabile da caso a caso) lungo il decorso del rafe mediano (sulla linea mediana).
- Incurvamento dell’asta
- Ipoplasia del glande e/o schisi cutanea ventrale
- Eccesso del prepuzio dorsale
Il trattamento prevede la correzione chirurgica che deve essere affrontata entro il secondo anno di vita.
Le forme apicali e distali, che rappresentano oltre l’80% delle ipospadie, possono essere trattate con l’applicazione del M.U.E. e/o con l’avanzamento dell’uretra – interventi compresi in un unico tempo operatorio.
Nelle forme più gravi si necessiterà di uno o due tempi operatori, per la ricostruzione dell’uretra
Ptosi palpebrale:
Nei bambini può essere congenita o acquisita (su base traumatica o per malattie neurologiche)
La ptosi palpebrale congenita è legata ad una distrofia congenita localizzata al muscolo elevatore della palpebra superiore, che può essere unilaterale o bilaterale, con conseguente riduzione dell’ampiezza della rima palpebrale.
La ptosi può essere lieve, moderata o severa; si può decidere di differire la chirurgia riparativa all’età prescolare, entro i 6 anni di età, ma se si tratta di casi severi bisogna intervenire precocemente al fine di evitare l’ambliopia (il cosiddetto “occhio pigro”) in modo da permettere all’occhio di lavorare.
Le tecniche chirurgiche variano dal rinforzo dell’inserzione del muscolo elevatore della palpebra al tarso, alla resezione del muscolo elevatore d’accordo al grado di ptosi, fino ad arrivare ad una plastica con l’uso del muscolo frontale. Quest’ultimo procedimento è riservato quando l’attività del muscolo elevatore della palpebra è povera o inesistente nei casi di ptosi grave.